Al MuST23 di Capaci la proiezione de “Il Giudice e il Boss” di Pasquale Scimeca

Alle ore 20:45 di sabato 20 settembre, il MuST23 – Museo Stazione 23 Maggio di Capaci ospiterà la proiezione in anteprima del film “Il Giudice e il Boss” del regista Pasquale Scimeca. Un’opera intensa che non è ancora andata in televisione e che invita a riflettere sul coraggio di chi ha sfidato la mafia.

L’evento si aprirà con gli interventi di personalità di spicco: lo stesso Pasquale Scimeca, Filippo Parrino (Presidente di Legacoop Sicilia) e Giovanni Pagano (Direttore ASCC Coop). Modererà la serata Elvira Terranova, giornalista caposervizio Adnkronos con ampia esperienza nei temi della giustizia, delle mafie e della memoria civica.

Sarà un momento di memoria, impegno e speranza, aperto sia agli appassionati di cinema sia a chi desidera comprendere più a fondo le radici della nostra storia civile. MuST23 conferma il suo ruolo come spazio vivo di cultura, riflessione e rappresentazione della memoria: un luogo dove la narrazione e l’esperienza si fondono per trasformare il ricordo in azione.

Il film “Il Giudice e il Boss”

Pasquale Scimeca racconta la storia di Cesare Terranova, primo giudice che mise a fuoco la vera natura della mafia dei Corleonesi: non un fenomeno isolato né solo rurale, ma un’organizzazione con ramificazioni politiche, economiche e istituzionali. Nel film, Terranova (interpretato da Gaetano Bruno) lavora insieme al maresciallo Lenin Mancuso (Peppino Mazzotta) per costruire una grande indagine contro figure come Luciano Liggio e altri boss emergenti, arrivando al processo per legittima suspicione di Bari nel 1969.

Ma nonostante la sua determinazione e l’importanza della scoperta del “peccato originale” della Repubblica – ovvero i legami mafiosi con la politica e le istituzioni – Terranova si trova isolato, oppresso da omissioni, tradimenti e ostacoli burocratici, fino al tragico epilogo della sua vita, assassinato insieme a Mancuso nel 1979.

Scimeca sottolinea che un elemento centrale del film è restituire non soltanto la lotta pubblica, gli atti giudiziari, i processi, ma anche la dimensione umana: la solitudine, gli attacchi morali, le ferite personali. Egli intende usare il cinema come “movimento culturale”, per fare conoscere alle nuove generazioni protagonisti come Terranova e Mancuso, non come figure commemorative, ma come modelli concreti di integrità e coraggio.

È un’operazione contro la mitizzazione dei boss: Scimeca mette al centro vittime dello Stato, servitori della giustizia, che troppo spesso restano nell’ombra rispetto al fascino controverso dei criminali.