La lotta antimafia continua: dall’indignazione alla rinascita (1992–2025)

Il 1992, per l’Italia e in particolare per la Sicilia, è un anno inciso a fuoco nella memoria collettiva. Le stragi del 23 maggio e del 19 luglio non furono solo attacchi allo Stato, ma ferite profonde nel cuore della società civile. 

Dal boato che squarciò l’autostrada e dalla deflagrazione che annientò un’intera via, emerse però qualcosa di inaspettato: un’onda di indignazione che si trasformò in un movimento inarrestabile. Dal MuST23, Museo Stazione 23 Maggio di Capaci, sentiamo ogni giorno il dovere di raccontare non solo il dolore, ma soprattutto la forza di questa reazione.

Dalle macerie di quelle tragedie è nata una nuova Sicilia, anzi una nuova Italia. Questo articolo ripercorre il cammino della società civile nei 33 anni seguiti alle stragi: dalle prime manifestazioni spontanee del ’92 – con lenzuola bianche ai balconi a simboleggiare purezza e rifiuto – alla nascita di associazioni come Addiopizzo e Libera, fino ai recenti successi nella cattura dei latitanti storici. Un percorso di crescita e consapevolezza che continua a ispirare il nostro presente e a costruire il futuro.

Il risveglio civile: le lenzuola bianche e le prime voci

Il 1992 segnò un punto di non ritorno. L’opinione pubblica, fino a quel momento forse troppo rassegnata o ignara della profondità del fenomeno mafioso, fu scossa fin nelle fondamenta. L’assassinio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli agenti di scorta a Capaci il 23 maggio, e quello di Paolo Borsellino e della sua scorta in via D’Amelio il 19 luglio, generarono un’ondata di sdegno che tracimò nelle piazze.

A Palermo, e in molte altre città d’Italia, le persone scesero in strada spontaneamente. Le lenzuola bianche appese ai balconi divennero il simbolo di una richiesta silenziosa ma ferma di legalità e di pulizia. Fu la prima, massiccia espressione di un’antimafia non solo giudiziaria, ma popolare, che proveniva dal basso. Questa mobilitazione iniziale fu il seme da cui germogliarono innumerevoli iniziative, dimostrando che la paura, seppure presente, poteva essere superata dalla sete di giustizia.

Le associazioni antimafia: pilastri di legalità e impegno

Gli anni successivi alle stragi videro la nascita e la crescita di associazioni che sarebbero diventate pilastri fondamentali nella lotta alla mafia.

Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, fondata da Don Luigi Ciotti nel 1995, è forse l’esempio più eclatante. Libera ha saputo unire e coordinare un’ampia rete di associazioni, cooperative e scuole, promuovendo l’educazione alla legalità, la confisca e il riutilizzo sociale dei beni mafiosi. I campi estivi sui beni confiscati, per esempio, sono un’esperienza trasformativa per migliaia di giovani, che toccano con mano la possibilità di un riscatto concreto della terra e delle persone.

A Palermo, nel 2004, è nata Addiopizzo, un movimento di rottura silenzioso ma potentissimo. L’idea di un gruppo di giovani era convincere commercianti e imprenditori a denunciare il racket delle estorsioni. La campagna “Pago chi non paga” ha creato una rete di consumo critico, permettendo ai cittadini di scegliere consapevolmente di acquistare solo da chi dice “no al pizzo”. Questa iniziativa ha fornito un sostegno economico e morale fondamentale a chi ha avuto il coraggio di ribellarsi, trasformando la denuncia in un atto di libertà condiviso. Numerosi sono gli imprenditori che hanno trovato in Addiopizzo il supporto necessario per affrontare il cammino della legalità, contribuendo a smantellare le reti estorsive in molte aree della Sicilia.

Queste associazioni non solo denunciano, ma costruiscono alternative, seminano cultura e formano le coscienze, dimostrando che un futuro senza mafia è possibile.

La cultura della legalità: dalle aule alle piazze

In questi 33 anni, la cultura della legalità ha fatto passi da gigante. Nelle scuole di tutta Italia, l’educazione alla legalità è diventata parte integrante dei programmi, formando cittadini consapevoli e critici fin dalla più giovane età. Gli incontri con i testimoni di giustizia, i percorsi tematici sulle figure dei magistrati e degli eroi civili, le rappresentazioni teatrali e i progetti sulla Costituzione sono diventati strumenti fondamentali per costruire una coscienza antimafia diffusa.

Parallelamente, la società civile ha mantenuto alta l’attenzione con manifestazioni, cortei, commemorazioni e presidi in luoghi simbolo. La Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera, ogni anno vede migliaia di persone sfilare per le strade, leggendo i nomi di chi è stato strappato alla vita dalla violenza mafiosa.

Anche la giustizia ha continuato il suo corso. Gli anni recenti hanno visto successi straordinari nella cattura di latitanti storici, come Matteo Messina Denaro nel gennaio 2023, dopo 30 anni di latitanza. Questi arresti, frutto di un lavoro incessante delle forze dell’ordine e della magistratura, sono un segnale forte: lo Stato c’è, la giustizia non dimentica e alla fine vince. Sono momenti che rinvigoriscono la fiducia e riaffermano la sovranità della legge.

Il ruolo dei luoghi della memoria: MuST23 e il futuro

In questo panorama di impegno, luoghi come il MuST23il Museo Stazione 23 Maggio di Capaci – giocano un ruolo cruciale. Non siamo solo un museo che conserva reperti o testimonianze. Siamo un centro vivo di educazione, riflessione e memoria. Attraverso i nostri eventi, i percorsi didattici e gli incontri, manteniamo viva la fiamma della memoria della strage del 23 maggio, affinché le nuove generazioni possano comprendere il sacrificio di Falcone e di tutte le vittime innocenti.

La nostra missione è nutrire il futuro, fornendo strumenti per la comprensione del passato e per la partecipazione attiva al presente. Vogliamo che ogni visitatore, dalla scuola al singolo cittadino, possa sentire la forza di quell’indignazione del ’92 e trasformarla in un impegno quotidiano per la legalità e la giustizia.

La lotta continua, ogni giorno: nelle aule giudiziarie, nelle piazze, ma anche nei gesti quotidiani di ognuno di noi. Scegliere la legalità nel proprio lavoro, denunciare un sopruso, educare i figli ai valori civici, o semplicemente visitare un luogo della memoria come il nostro, sono tutti passi fondamentali. 

La cultura della legalità è diventata un patrimonio comune, ma non possiamo permettere che l’attenzione diminuisca. È solo mantenendo alta la guardia, participando attivamente e sostenendo chi si impegna ogni giorno, che potremo onorare il sacrificio di chi ci ha preceduto e costruire una società veramente libera e giusta.